Cronaca di Redazione , 21/11/2020 10:51

Racconto del Don da un mese nel Covid Hospital

Don Marco Galante a Schiavonia (foto Avvenire)

Don Marco è da un mese all'interno dell'ospedale di Schiavonia diventato Covid Hospital per affrontare la seconda ondata di ricoveri di pazienti positivi al coronavirus.

Oggi è il suo compleanno, è nato nello stesso giorno in cui si celebra la Madonna della Salute. Anche lui come tutti gli operatori indossa tuta bianca, calzari, guanti, mascherina e scafandro per andare ad incontrare i malati. Sulla sua tuta ogni giorno si legge 'Don Marco'. Intervistato dal 'mattino di Padova' racconta: "Ora c'è una rotazione veloce dei malati: ne vedo tanti guarire in una settimana e questo dà speranza. Non c'è più nessuno di quelli che c'erano quando sono arrivato. Adesso c'è uno che ha quasi la mia età - lui 48, io 46 - e ce ne sono due sui 55. Gli altri sono intorno ai 70. Ci sono medici e infermieri fantastici, attentissimi. È una squadra formidabile, per le cure non si può desiderare di meglio".

Don Marco è all'interno della struttura dal 3 novembre scorso e inizia il giro di visita ai pazienti e agli operatori alle 8.30. Non si ferma agli infettivi, va a trovare anche quelli in terapia intensiva: "Entro nelle stanze la mattina e dico: sono qui per portarvi la medicina della speranza. E vedo che tanti mi aspettano, c'è perfino chi brontola se arrivo un po' più tardi. Posso stare pochi minuti in ogni stanza, ma c'è il tempo di parlare con tutti, o almeno con chi può e vuole farlo. Lo faccio anche con coloro che sono di una religiohne diversa".

Don Marco purtroppo vede anche chi non ce la fa: "Ho in mente un vecchietto in particolare. Si vedeva che era proprio alla fine. Suo figlio mi ha scritto un messaggio, voleva che gli dicessimo che tutta la famiglia gli era vicina. Allora mi sono fatto mandare tutti i nomi dei familiari e al momento dell'estrema unzione li ho pronunciati, dicendo che erano lì con lui. Ha aperto gli occhi all'improvviso, c'è stato un momento di commozione fortissima, anche per me".

Il Don pranza in mensa e poi alle 16 celebra la messa nella cappella dell'ospedale che viene trasmessa in tutte le tv della struttura.

A lui erano state affidate le parrocchie di San Giacomo, Ca' Oddo, Schiavonia e Marendole oltre ad essere cappellano ospedaliero e ogni giorno invia un messaggio anche ai suoi parrocchiani. A breve uscirà per un momento di stacco "Qui dentro, emotivamente, è davvero pesante" ha detto al quotidiano, ma la sua speranza è quella di tornare a portare conforto ai maliti all'interno dell'ospedale.