Attualità di Redazione , 27/05/2020 13:01

Liquidità: 500 aziende agricole al palo

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“Gli Istituti di credito non concedono con facilità, in maniera agevole, il fondo di garanzia da 25mila euro previsto dal Dl Cura Italia e dal successivo Dl Liquidità. Le chiediamo di operare, per quanto di sua competenza, affinché via sia un’inversione di tendenza a stretto giro”.

Il presidente di Cia Padova, Roberto Betto, ha inviato una lettera al Prefetto Renato Franceschelli chiedendo un intervento in materia in modo tale che le banche vengano incontro alle istanze di immediata liquidità avanzate da circa 500 imprese agricole della provincia. Secondo uno studio dell’Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (che garantisce al 100% lo stesso fondo adottato nell’ambito dell’emergenza covid-19), solamente il 50% delle istanze è stato evaso. Metà delle pratiche, invece, sono rimaste bloccate nelle pastoie della burocrazia. Da qui la richiesta inviata alla Prefettura.

“Gli imprenditori agricoli stanno incontrando notevoli difficoltà nell’accedere alle misure finanziarie messe in campo dal Governo centrale”, precisa il presidente Betto. Nei giorni scorsi è pervenuta negli uffici di via della Croce Rossa una nota a cura della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Nella stessa si evidenzia come “a livello nazionale, a fronte di 544.411 domande presentate per ottenere i prestiti fino a 25.000 euro, il sistema bancario ha risposto in maniera positiva al 52,8% degli stessi richiedenti; mentre per i prestiti fino a 800.000 euro, su 47.600 domande protocollate, ne sono state accolte 11.900 (con tempi di erogazione del credito tra 10 e 25 giorni)".

Stando agli ultimi dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico, aggiornati allo scorso 25 maggio, sono stati concessi aiuti a 5.385 pmi padovane, per un importo medio di 21.811 euro (per un totale di 117.452.329,17 euro). Di queste, appunto, circa 500 operano nel comparto agroalimentare. Tuttavia, ne mancano appello almeno altrettante. “Settori quali l’agriturismo e il florovivaismo sono stati fermi per oltre due mesi – continua Betto – e tuttora permangono delle situazioni di forte criticità. Siamo consapevoli dei problemi che gli istituti bancari si trovano a dover dirimere, peraltro comuni ad altri settori del terziario avanzato: manca personale qualificato e gli iter sono piuttosto farraginosi”. A sua detta, però, “è comunque da stigmatizzare, in un momento di forte crisi come quello attuale, l’inadeguata risposta da parte degli Istituti di credito. Si rischia uno scollamento tra questi ultimi e gli imprenditori, agricoltori in particolare, che tanto si stanno dando da fare per rimettere in moto l’economia del Paese e per rilanciare un nuovo patto con le famiglie e i consumatori”.

Al Prefetto Franceschelli Cia Padova chiede infine di “farsi portavoce nelle sedi più opportune delle attività economiche e dei cittadini. Le aziende e i nuclei famigliari hanno bisogno di un’iniezione di fiducia per poter ripartire in serenità, avendo davanti a loro un orizzonte economicamente sostenibile”.

“Vi sono delle aziende agricole che non hanno ancora visto un centesimo e che, nel frattempo, sono tenute a mandare avanti le loro attività – chiosa il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini –. Le spese fisse, quali bollette e stipendi, non sono state certo sospese. Servono finanziamenti veloci, come promesso dall’esecutivo. Non siamo nelle condizioni di resistere ulteriormente. Il contesto è straordinario, urgono contromisure che siano all’altezza”.