Attualità di Redazione , 29/09/2020 13:04

Cuamm al lavoro in Sud Sudan e Etiopia

Attualita

La stagione delle piogge ha portato inondazioni fuori dal comune in Sud Sudan ed Etiopia, costringendo quasi 900.000 persone ad abbandonare le proprie case e cercare rifugio in nuove aree. Anche alcune aree di intervento di Medici con l’Africa Cuamm sono interessate da queste esondazioni e dalle ripercussioni che hanno sulla salute delle persone sfollate. L’urgenza è quella di garantire alle famiglie sfollate riparo, cibo e acqua pulita, per affrontare in sicurezza le settimane a venire e ridurre il rischio di epidemie.

SUD SUDAN, IN FUGA DAL NILO BIANCO

In Sud Sudan 600.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case nelle ultime settimane e 33.000 si sono dirette verso la contea di Awerial, dove Medici con l’Africa Cuamm è presente come partner del ministero della salute sud sudanese e sta contribuendo a coordinare la risposta sanitaria.

Le migliaia di persone sfollate rischiano di mettere sotto pressione un sistema sanitario già fragile. Alcuni centri di salute più isolati e con poche risorse a disposizione hanno già segnalato un sovraffollamento, anche per l’aumento della popolazione che richiede cure e la conseguente mancanza di farmaci e personale sanitario. Giorgia Gelfi, rappresentante paese di Medici con l’Africa Cuamm in Sud Sudan, spiega: "La maggior parte dei nuovi insediamenti degli sfollati sono distribuiti in nove siti, alcuni dei quali distanti anche un’ora a piedi dal centro di salute più vicino. Il vero rischio è che molte persone malate non arrivino nemmeno al centro di salute per chiedere di essere curate. Per questo stiamo reclutando nuovo personale per i centri di salute e organizzando delle cliniche mobili per raggiungere i nuovi insediamenti e identificare e curare sul posto i casi di malaria, diarrea, malnutrizione e malattie respiratorie. I team si occuperanno anche delle visite prenatali e delle vaccinazioni infantili".

ETIOPIA, RISCHIO MALARIA E MALNUTRIZIONE

A livello nazionale, in Etiopia quasi 300.000 persone sono state costrette a sfollare, oltre 60.000 di queste a causa delle esondazioni del fiume Omo, nella regione del South Omo, dove Medici con l’Africa Cuamm lavora da diversi anni. In Etiopia come in Sud Sudan le inondazioni e i conseguenti spostamenti non solo espongono le persone a nuovi rischi sanitari come malaria, colera e malnutrizione, ma mettono anche alla prova le comunità e i sistemi sanitari che devono accogliere gli sfollati.

Questa emergenza può avere un impatto considerevole sulla salute degli sfollati: si teme il possibile scoppio di epidemie di colera, ma anche l’aumento della malnutrizione infantile, tra persone che hanno dovuto abbandonare tutti i propri averi. Con il clima umido della stagione delle piogge, aumentano le zanzare e quindi la malaria, che è più difficile da curare in un contesto di emergenza.

Sia l’Etiopia che il Sud Sudan si trovano a dover gestire queste nuove minacce sanitarie in un contesto di incertezza legato alla pandemia: anche in questi paesi è arrivato il coronavirus e, mentre è impossibile testare e tracciare tutti i positivi, il grande spostamento di persone e l’affollamento dei centri sanitari già sotto equipaggiati crea rischi concreti per la salute di milioni di persone.