Attualità di Redazione , 20/10/2020 9:04

Professore,chiedo scusa. E lui si commuove

Prof. Enrico Gringeri

Il suo post su facebook diventa virale. Lui è un medico dell'azienda ospedaliera, è il professor Enrico Gringeri, e ha deciso di raccontare un episodio al termine di un trapianto di fegato. Non gli era mai successo di sentirsi dire 'scusa', raramente aveva incontrato tanta gentilezza e anche se voleva abbracciare quella donna il covid glie l'ha imposto.

"E’ venerdi sera di un caldo mese di settembre. Da poco sono passate le 20. Fuori c’è ancora un raggio di luce e incredibilmente ho quasi concluso, con anticipo, la mia giornata lavorativa. Si va a casa! Squilla il telefono. E’ il medico di guardia. “Professore dovrebbe venire a vedere il paziente trapiantato la scorsa settimana”. Cambio programma. Si va in sala! L’intervento va bene. Un piccolo incidente di percorso.

Esco dalla sala operatoria, mi viene incontro una donna minuta. E' la moglie. Con le mani giunte e il capo chino e con un filo di voce mi dice: “Scusi professore, le chiedo scusa”. Io sorpreso rimango davanti a lei come un cretino. Spiazzato, paralizzato, imbarazzato. Questa cosa non l’avevo mai sentita. Questa cosa non l’avevo mai studiata sui libri. Non mi era mai capitato. Si, voglio dire, mi è capitato di ricevere ringraziamenti, elogi, riconoscenza ma “scuse” MAI. “Ma di cosa signora?” sono le uniche banali parole che riesco a dire. “Si devo chiedere scusa a lei e ai suoi colleghi, perché avete una famiglia, avete chi vi aspetta a casa e siete rimasti qui a prendervi cura di mio marito”. Ho un nodo alla gola, vorrei abbracciarla ma questo maledetto virus ci ha imposto di mantenere le distanze. Vorrei dirle tante cose, ma non ci riesco. Cerco di rimanere distaccato, anche se non fa parte del mio carattere. “Eugenio (nome di fantasia) sta bene, è fuori pericolo, presto tornerà a casa”. Lei si scioglie in un pianto. Io vado via con quel nodo alla gola che sia fa sempre più ingombrante. La mente, anche quella non è lucida. Sarei dovuto rimanere a darle maggiori informazioni, maggiori dettagli, una parola in più di conforto. Ma proprio non riesco a parlare e fuggire come un ladro è l’unica cosa che riesco a fare. Oggi Eugenio torna a casa (era il 3 ottobre, ndr). Ricomincia una nuova vita, con un fegato nuovo, una nuova esperienza e tante speranze ma con al fianco una donna meravigliosa. Una donna che ha saputo chiedere scusa quando chiedere scusa non c’era bisogno".