Cronaca di Redazione , 20/10/2020 10:23

"Mio piano nazionale dei tamponi inascoltato"

Andrea Crisanti in laboratorio

"Non ha più avuto riscontri" il Piano nazionale tamponi che l'esperto di malattie infettive Andrea Crisanti, dell'Università di Padova, aveva proposto al governo nell'agosto scorso e che "si proponeva di dotare l'Italia di una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi ed eliminare differenze regionali con l'obiettivo di consolidare i risultati del lockdown e mantenere i contagi a un livello basso che non interferisse con la qualità della vita e le attività produttive".

Lo scrive lo stesso Crisanti su Lettera150, la rivista del relativo think tank cui aderiscono circa 250 accademici di diverse discipline, tra i quali lo stesso microbiologo.

"E' urgente in Italia creare un sistema di sorveglianza attiva dei casi di Covid-19 per non danneggiare l'economia" scrive Andrea Crisanti. Con le misure restrittive dell'ultimo Dpcm, scrive, "si persiste nell'errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi". Inoltre "la mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull'economia, l'educazione e la vita di relazione".

"Il migliore investimento per supportare l'economia e migliorare la qualità della vita che si può e si deve fare ora è quello di creare un sistema di sorveglianza attiva in grado di farci convivere con bassi livelli di trasmissione virale" scrive ancora. "L'incalzare delle notizie sul numero dei contagi in continuo aumento - si legge ancora - mi riporta con la memoria al mese di agosto, quando ho condiviso con esponenti del governo analisi di scenari futuri che mi hanno indotto a formulare un piano di sorveglianza nazionale poi portato all'attenzione dei ministri competenti e del CTS. L'obiettivo era quello di dotare l'Italia di un sistema di sorveglianza attiva in grado di bloccare sul nascere i focolai di trasmissione di Sars Covid2", mentenendo la circolazione del virus a livelli bassi.

"Il razionale di questa proposta - scrive Cridanti - si basava sulla nozione che le metodiche attuali di tracciamento contatti sono laboriose, difficilmente scalabili e facilmente saturabili viceversa l'approccio utilizzato nella cittadina di Vo e poi applicato in molte altre situazioni anche in Italia è estremamente efficiente e con effetti duraturi". L'esperto rileva nel documento che "ognuno di noi vive in una rete tridimensionale di relazioni i cui piani ad esempio possono essere la scuola, il lavoro, i vicini di casa, gli amici e i parenti con interazioni sia orizzontali che verticali. Quando si identifica una persona contagiata, se si testano tutti coloro che fanno parte di questo spazio di relazioni, si trova con elevata probabilità in questo spazio di relazioni l'origine del contagio, colui che ha trasmesso l'infezione cosi pure chi eventualmente ne è stato contagiato bloccando in questo modo la catena di trasmissione (network testing)".

Citando l'esempio della Cina, che "pochi giorni fa, per eliminare un focolaio di 10 casi, ha effettuato 10 milioni di tamponi in un giorno", Crisanti rileva infine che "il vantaggio competitivo di una economia oggi passa principalmente attraverso la tutela della salute pubblica".