Cronaca di Redazione , 20/10/2020 13:23

Piano di sanità pubblica oggi allerta 'azzurra'

Luca Zaia

Il Veneto definisce cinque indicatori di rischio, da verde a rosso, per la gestione dell'emergenza Covid nelle terapie intensive, in base alle quali rimodulerà l'attività dei propri ospedali.

Sta in questo il nuovo piano di sanità pubblica regionale illustrato oggi dal presidente Luca Zaia assieme ai tecnici di Azienda Zero. "Abbiamo capito dall'esperienza - ha detto Zaia - che mediamente comunque 200 posti letto ti in terapia intensiva non Covid li dobbiamo garantire; durante il lockdown siamo stati fortunati perché non avevamo i politraumatizzati. Se non ci fosse, e lo speriamo, il fermo totale avremmo anche loro da curare, e non vogliamo bloccare tutto".

In base all'occupazione delle intensive da pazienti Covid, da 0 a 50 scatta la prima fase "verde", da 51 a 150 la seconda fase "azzurra", da 151 a 250 la terza "gialla", da 251 a 400 la quarta "arancione", da 401 in su la quinta "rossa". Ognuna ha un'escalation nell'organizzazione sanitaria che va dalla cura dei malati nei singoli ospedali fino alla sospensione completa (la fase 'rossa') in cui ogni attività ordinaria degli hub viene sospesa.

In Veneto al momento, con 61 pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive, si è nella fase "azzurra" che prevede 'ritardi nella programmazione' degli ospedali. Il piano sanitario, ha precisato Zaia, "non prevede la costruzione di nuovi ospedali, prevede di poter arrivare a 1.000 posti di terapia intensiva in tutti gli ospedali esistenti; 200 sono già pronti ad essere attivati. La punta massima è stata 356 il 29 marzo. Oltre mille in terapia la sanità sarebbe al crash. Abbiamo avuto il vantaggio e la fortuna - ha proseguito Zaia - di non essere un'area metropolitana, dove c'è più assembramento, più contatti. Ma ogni giorno ha la sua narrazione, non diciamo quel che accadrà domani, e di ieri non ce ne frega niente". Tre sono le aree "in allerta" indicate da Zaia: le due Aziende integrate ospedaliero-universitarie, a Verona e Padova, che sono hub di riferimento per tutto il proprio territorio, e la provincia di Belluno, in particolare il Comelico, il Cadore e Cortina.

RISCHIO DI BLOCCARE ALTRE PRESTAZIONI

"Spero che questo sistema a fasi aiuti i ragionamenti sul Covid. Vedo che qualcuno si ostina a fare tabelle sulla mortalità di patologie varie, capisco che c'è più rischio ad attraversare la strada, ma questa patologia ci riempie gli ospedali, e non riusciremmo a curare tutte le altre malattie" ha sottolineato. "Un mese di fermo sanitario - ha aggiunto - sono 7 milioni di prestazioni in meno. Possiamo solo organizzare la macchina, incentivare i test, essere digitali, ma se i cittadini non danno una mano, alla fine il punto dove ci incontreremo sarà in ospedale. Le cure le sappiamo fare, il 95% dei contagiati è asintomatico ma non possiamo cantar vittoria se la roulette russa ci risparmia; dobbiamo capire che l'emergenza è l'impossibilità di curare i cittadini. Il problema è riempire gli ospedali - ha concluso Zaia - e la paralisi non la voglio".