Attualità di Redazione , 20/11/2020 17:11

Capannoni dismessi, progetto della Provincia

Capannone dismesso

Trasformare aree produttive, capannoni industriali dismessi o degradati da costo ambientale, sociale ed economico a patrimonio da rivitalizzare attraverso il recupero, la riconversione o la demolizione. È l’obiettivo del progetto “Capannoni OnOff” promosso da Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso e sottoscritto con i rappresentanti degli Enti istituzionali partner dell’iniziativa: le Province di Padova e di Treviso, le Camere di Commercio di Treviso-Belluno e di Padova, e il Consorzio Bim Piave. Un programma che la Provincia di Padova sta portando avanti coinvolgendo i Comuni del territorio. Oggi si è infatti svolta la prima riunione operativa, un incontro online cui hanno partecipato i sindaci e i tecnici delle amministrazioni locali della provincia padovana. Ad introdurre l’incontro online, il presidente della Provincia di Padova Fabio Bui.

“E’ un progetto – ha sottolineato il presidente Bui – che prende in considerazione un problema importante e non più rinviabile cercando di trasformarlo in una grande opportunità. Partendo da una puntuale ricognizione del territorio, potremmo davvero favorire i processi di rigenerazione, valorizzazione e riqualificazione ambientale. Dobbiamo far fronte al cambiamento in modo dinamico, ma tenendo in considerazione un'attenta pianificazione urbanistica. Ecco, credo sia importante continuare a sederci attorno a un tavolo con i sindaci e con tutte le categorie interessate per pensare al bene del territorio, perché il suolo è qualcosa che nessuno mai ci potrà restituire. Questo progetto  traccia la via per guardare alla modernità senza rinunciare alla difesa dell’ambiente e della bellezza del contesto rurale e turistico che ci circonda. ”.

Il Veneto conta più di 92mila capannoni industriali (32mila a Padova e Treviso) sparsi in 5.679 aree produttive (per 41.300 ettari di terreno) che coprono il 18,4% della superficie ‘consumata’. Di questi, 11mila (il 12% del totale) sono dismessi e inutilizzati. Serve dunque un’azione di indirizzo e di policy che faccia cultura, urbanistica progettuale e amministrativa e che incida nel medio-lungo periodo. Un risultato che passa (anche) da un’efficiente gestione dei ‘big data’.





“Capannoni OnOff” propone per Padova e Treviso una grande opera di ricognizione, conoscenza di aree ed edifici produttivi presenti nel territorio delle due province, raccogliendo dati sulle caratteristiche, lo stato, i sottoservizi e le infrastrutture circostanti. Si tratta di censire circa 32mila capannoni (il 34,8% del Veneto), raccogliendo, omogeneizzando e mettendo insieme le banche dati dei Comuni, delle Province, del catasto, ma anche dei fornitori di utilities e di altri soggetti (Anas, gestori di reti/infrastrutture tra cui Telecom, Enel e Google Maps). Verrà così creato un unico data base condiviso e accessibile, di facile lettura, attraverso un portale internet dedicato (Atlante telematico).

“Crediamo sia il primo progetto in Italia – ha aggiunto Bui - che mappa aree ed edifici produttivi, proprietà, stato, utilizzo attuale con l’obiettivo anche di supportare le Amministrazioni pubbliche nelle loro politiche urbanistiche e infrastrutturali secondo standard comuni e condivisi. Sarà anche possibile favorire le scelte di eventuali investitori interessati al riutilizzo di edifici, promuovere un modello urbanistico meno rigido nelle destinazioni d’uso e agevolare il controllo sugli spazi dismessi. In Veneto, Padova e Treviso hanno tutte le caratteristiche per ambire ad essere un modello di rigenerazione, recupero e riuso del territorio e dei capannoni, dismessi o inutilizzati. Per riuscirci, dobbiamo aggiungere a una buona legge regionale una cultura che guardi ai nuovi trend dell’economia digitale, una maggiore flessibilità normativa per le imprese che vogliono crescere e restare sul territorio, la diffusione delle migliori tecnologie edificatorie. Parliamo di una straordinaria opportunità per il Veneto di reagire a una fase economica difficile e alla recessione visto che il patrimonio da rivitalizzare ha un valore stimato di 3,9 miliardi di euro», ha concluso il presidente Bui.