Attualità di Redazione , 30/11/2020 11:00

World Aids Day,in Africa giovani donne a rischio

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Sono giovani e donne le più esposte all’HIV in Africa sub-sahariana. Nella Giornata Mondiale contro l’AIDS, che ricorre il 1 dicembre, mentre la pandemia mette alla prova i sistemi sanitari di tutto il mondo, Medici con l’Africa Cuamm lancia l’appello per non trascurare gli effetti indiretti del Covid-19 e non dimenticare i milioni di persone che, in Africa come nel resto del mondo, continuano a rischiare la vita per un altro virus e un’altra epidemia, che ancora uccidono senza più fare notizia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel 2019 fossero 38 milioni le persone affette da HIV nel mondo, 1,7 milioni le nuove infezioni e 690 mila le vittime. Due terzi delle persone sieropositive (25,7 milioni) vivono in Africa e, secondo UNAIDS – l’agenzia ONU impegnata nella lotta conto l’AIDS – il 25% delle nuove infezioni da HIV in Africa sub-sahariana è composta da giovani donne tra i 15 e i 24 anni; l’80% dei sieropositivi tra i 15 e i 19 anni in Africa è rappresentato da ragazze.

Se le giovani donne sono le più colpite, da loro bisogna partire per arginare la diffusione dell’HIV in Africa. Medici con l’Africa Cuamm lo fa con diverse azioni: offrendo test e trattamento in tutti gli ospedali in cui è presente, formando il personale sanitario, ma anche promuovendo l’attivismo delle donne sieropositive, come accade a Beira, in Mozambico, con il gruppo Kuplumussana (donne che si aiutano a vicenda) e di adolescenti di Geração Saudavel (generazione consapevole).

La pandemia ha cambiato anche gli interventi di questi attivisti, che però non si sono lasciati scoraggiare. A Beira, la seconda città del Mozambico, i giovani attivisti, non potendo più fare le visite casa per casa, hanno cominciato a lavorare nel nuovo call center messo in piedi da Medici con l’Africa Cuamm, per offrire consulenze e supporto ai pazienti sieropositivi almeno al telefono. Proprio a causa delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria, tra aprile e luglio sono calati del 49% i test e del 41% gli incontri nei consultori aperti agli adolescenti, ma dopo la paura, anche grazie a questi nuovi approcci per mantenere un contatto con i pazienti, i numeri stanno lentamente tornando ai livelli pre-Covid di 32.000 consulenze e 7.000 test a trimestre. "Le epidemie si vincono coinvolgendo le comunità – sottolinea don Dante Carraro – spiegando il problema e i rischi, valorizzando il ruolo del singolo per il benessere di tutti. HIV, coronavirus, ebola: sono tutti virus ed epidemie che devono essere affrontati in maniera globale, ragionando come un’unica comunità, prendendosi cura dei più fragili, che sono più esposti e più a rischio. Per questo, anche se in questi mesi in Italia il nostro pensiero va subito al Covid-19, non possiamo abbassare la guardia ora sull’AIDS e lasciare che la pandemia ci faccia tornare indietro sugli importanti progressi fatti in questi anni".

LE MADRI CHE SI AIUTANO A VICENDA

A Beira, in Mozambico, dal 2005 le madri sieropositive del Kuplumussana (“donne che si aiutano a vicenda”, nella lingua locale Sena), sono in prima linea nelle attività di sensibilizzazione delle altre donne, nell’accogliere quelle che scoprono di essere sieropositive, nel mostrare loro che una vita senza vergogna è possibile. Perché l’HIV non distrugge solo il sistema immunitario delle persone, ma molto spesso anche la loro rete sociale: mette le donne ai margini, vittime di stigma. Geração Saudavel (“generazione consapevole”) è l’associazione parente di queste madri-attiviste: spesso composta dai loro stessi figli nati sieropositivi, raggruppa adolescenti impegnati nel fare sensibilizzazione tra i loro coetanei, con incontri nelle scuole, nei consultori, marce e teatro di strada.

È possibile sostenere il lavoro di Medici con l’Africa Cuamm con una donazione su c/c postale 17101353 e online su www.mediciconlafrica.org