Attualità di Redazione , 30/11/2020 16:52

Legambiente, obbiettivo un Veneto "rifiuti free"

Rifiuti di plastica

Per il quinto anno consecutivo Legambiente con il dossier Comuni Ricicloni 2020 e con l’Ecoforum regionale sull’economia circolare dei rifiuti, partendo dall’analisi dei dati elaborati dall’osservatorio regionale rifiuti di Arpav, ha messo al centro del dibattito il futuro della gestione del rifiuti grazie a una serie di tavoli di approfondimento e di confronto tra Consigli di bacino, gestori della raccolta, aziende dell’economia circolare, categorie e parti sociali. Un percorso utile per iniziare a focalizzare gli obiettivi che il Piano regionale di gestione dei rifiuti che deve essere rivisto dovrà porsi inseguendo obiettivi che dovranno essere coraggiosi e coerenti con le politiche comunitarie e nazionali per definire quale sarà lo sviluppo del Veneto.

«Se si vuole considerare zero un analogo di nulla, allora rifiuti zero è un'idea veramente poco coerente con la realtà che viviamo. lo zero è qualcosa e in questo caso è materia, che oggi produciamo, usiamo e smaltiamo ma che dobbiamo iniziare a ridurre, riusare e riciclare sempre più se vogliamo raggiungere l'obiettivo di liberarci dai rifiuti» spiega Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto ragionando di una regione a “rifiuti free” e che aggiunge: «Un Veneto che produce e non riduce i rifiuti, ma ricco di eccellenze che possono vantare risultati da primato nazionale può stimolarci a riflettere sulla necessità di supportare i sistemi di gestione più efficienti del Veneto per far collaborare e far avanzare chi è rimasto indietro, e convincere anche chi non sembra averne intenzione».

Le proposte di Legambiente per il nuovo piano rifiuti del Veneto per liberare l’economia circolare si riassumono in dodici punti:

Ridurre la produzione di rifiuto a 375 kg/abitante*anno, Ridurre il residuo secco procapite a 75 kg/abitante*anno e massimizzare la raccolta differenziata con obiettivo medio regionale di RD 80%, con un minimo del 70% per i Comuni al di sopra dei 100.000 abitanti;

Stabilizzare il modello “chi inquina paga”, principio cardine della normativa ambientale comunitaria, attraverso l’adozione progressiva su tutto il territorio regionale del sistema a tariffazione puntuale per i cittadini e le aziende, incentivando il modello di raccolta porta a porta spinto;

Fissare target di riuso e preparazione per il riutilizzo per il 10% complessivo, introducendo piattaforme di preparazione per il riutilizzo in ogni bacino territoriale e favorendo la creazione di reti di filiera composte prevalentemente da cooperative sociali e imprese sociali in genere, sussidiarie all’azione del settore pubblico;

Garantire e agevolare l’avvio di nuovi impianti per il recupero di quelle frazioni che oggi non trovano possibilità di mercato a livello locale, come la plastica, attivando anche piattaforme sperimentali per il riciclo di materia e la produzione di materie prime seconde per altre tipologie di rifiuto (es. ingombranti e RAEE);

Stop a nuove discariche e ampliamenti, penalizzando economicamente l’interramento dei rifiuti attraverso la rimodulazione progressiva del tributo speciale per lo smaltimento in discarica a carico dei Comuni; definizione di una tariffa unica, per discarica e incenerimento, a livello regionale che penalizzi comunque lo smaltimento e istituisca un fondo a sostegno del recupero;

Bloccare la potenzialità di incenerimento programmando la riduzione delle capacità autorizzate in base agli obiettivi a lungo termine del piano rifiuti;

Definire la strategia regionale per lo smaltimento dei fanghi da depurazione civili ed industriali contaminati;

Costituire un fondo regionale di garanzia definendo e vincolando un’aliquota regionale sull’ecotassa per far fronte ai costi derivanti dalla gestione post mortem di discariche “orfane” non più attive, nonché, per finanziare interventi di bonifica di siti “orfani” contaminati posti a carico delle Amministrazioni locali;

Istituire tavoli di concertazione per filiera produttiva o di materiale al fine di trovare la piena applicazione dell’economia circolare (approccio C2C “cradle to cradle”, semplificazione End of Waste, sottoprodotti, ecc.);

Prevedere e incentivare sistemi di comunicazione universale verso i cittadini che stimolinoalla corretta gestione ed alla riduzione della produzione di rifiuti.

Definire nelle norme attuative processi di segnalazione e controllo da parte di cittadini, Amministrazioni, Consigli di bacino e Arpav, creando opportune figure gestite dalle autorità d’ambito ed istituire le guardie ecologiche volontarie;

Definire le condizioni per la collocazione di un impianto di trattamento e stoccaggio per l’amianto, per dare risposta alla necessità di bonifica e smaltimento di questi manufatti, purtroppo ancora molto diffusi in Veneto, che costituiscono un elevato pericolo ambientale e sanitario.

Legambiente insiste sulla necessità di un aggiornamento urgente del Piano di gestione dei rifiuti - necessità sottolineata anche dal vicepresidente del Consiglio Regionale del Veneto Nicola Ignazio Finco - considerando anche le direttive europee già ratificate dall'Italia e gli adeguamenti normativi recentemente introdotti: «Serve un nuovo orizzonte, almeno al 2030, per fissare obiettivi che dovranno essere coraggiosi e coerenti con le politiche comunitarie e nazionali e capaci di definire quale strada vorrà percorrere questa regione, ovviamente nel solco degli indirizzi del green deal europeo che prevedono di raggiungere il bilancio zero di emissioni inquinanti entro il 2050» conclude Lazzaro.