Economia di Redazione , 29/12/2020 9:14

Il 2020 del terziario: giù il fatturato

Indagine di Ascom Confcommercio sul terziario avanzato

Il dato più significativo è anche quello più temuto: l'85,4% delle imprese di quello che un tempo si chiamava "terziario avanzato" ha "diminuito" o "fortemente diminuito" il fatturato del 2020 rispetto a quello del 2019. "Una cartina di tornasole - commenta Nicola Bertin, presidente di Servizi & Sviluppo di Ascom Confcommercio Padova - che la dice lunga di quanto il Covid abbia influito sulle imprese che, più nolenti che volenti, hanno dovuto rinunciare all'apporto dei nostri servizi. E questo, purtroppo, peserà, seppur in modo diverso, sulla loro e sulla nostra ripresa". Ovviamente, come in tutte le crisi che si rispettano, c'è anche chi fa un balzo in avanti ed è il caso di quel 9% di imprese dei servizi che hanno migliorato il loro fatturato. Per le altre, esclusa la frazione che ha mantenuto il proprio standard, le perdite non sono state banali: il 37% ha dichiarato di aver lasciato sul campo più del 50%; il 34,2% una quota tra il 30 ed il 50%; il 27,4% tra il 10 ed il 30%. "Ci saremmo aspettati di più dalle politiche di sostegno del governo - annota Bertin - ed infatti solo il 9% di chi ha risposto al sondaggio le ha considerate efficaci. Per il restante 91% invece sono servite a poco per non dire a nulla". E questo per una serie di concause: il 35,8% ha rilevato sgravi pressochè inesistenti; il 34,6% ha considerato i ristori a fondo perduto insufficienti; il 13,6% ha lamentato di non aver potuto accedere ad alcuna forma di credito.

"Ci si sono messi di mezzo anche i codici Ateco - continua il presidente di Servizi & Sviluppo Ascom - tanto che il 34,6% non ha potuto accedere ai ristori perchè il suo codice prevalente non era tra quelli "ristorati", mentre il 35,8% non ha ricevuto nessun tipo di aiuto e questo, per il 13,6% è risultato inaccettabile perchè si sarebbe dovuto intervenire sia per sostenere i dipendenti che i titolari".

Risultato? Il 70,8% ha dovuto rivedere la propria organizzazione aziendale e di questi il 70,3% ha fatto ricorso alla cassa integrazione, mentre il 17,2% ha incentivato lo smart working.

Nel cahier de dolèance degli imprenditori dei servizi alle imprese c'è un po' di tutto: lamentano la mancanza di organizzazione delle istituzioni, i pagamenti non puntuali da parte degli enti pubblici, la cattiva informazione, l'accentuarsi delle crisi che gravavano da tempo sul settore e che non erano ancora state assorbite, la mancanza di investimenti causa incertezza, la concorrenza dei grandi gruppi internazionali, la psicosi causata dai media, la difficoltà di incrementare il catalogo dei propri prodotti ed, infine, le regole degli svariati DPCM che, di fatto, hanno impedito il lavoro.

E adesso? "La maggior parte - ammette Nicola Bertin - viaggia ancora a vista: il 41,6% non riesce a fare previsioni vista l'incertezza; il 22,5% pensa addirittura che le cose peggioreranno; il 20,2% ritiene che la situazione rimarrà così com'è e solo il 13,5% pensa alla ripresa, ma pur sempre in forma 'leggera'. In altre parole: i dubbi la fanno da padroni!". Ma allora cosa servirebbe per ridare un po' di smalto ad un comparto in difficoltà? Innanzitutto garantire la catena dei pagamenti, poi una maggiore flessibilità nei contratti di lavoro dipendente, quindi un sostegno economico che avesse un respiro lungo tutto il 2021. Accedere poi a bandi nazionali o comunitari in ambito digitale, sgravi fiscali sulle nuove assunzioni, minore costo del lavoro, tasse e contributi azzerati fin da subito e per tutto l'anno a venire, entrare a far parte dei progetti per il Next Generation Ue, azzeramento delle commissioni sulla moneta elettronica. E poi la riduzione dell'aliquota Iva, la flat tax al 15% per il 2021, la sospensione dei mutui, la semplificazione dalla burocrazia, bonus per il calo del fatturato e fisco oltre che meno vessatorio più semplice.

"Con una chiosa - rileva Bertin - affatto di secondo piano: l'associazione si batta per l'interesse della categoria e non segua pedissequamente le norme emanate da una classe politica incapace e incompetente!"

Nel frattempo il futuro prossimo venturo, in termini di impegni finanziari, incombe e va affrontato. Una quota paritaria (37,1% in entrambi i casi) utilizzerà fondi propri o si affiderà ad una soluzione mista di fondi propri e di fondi a prestito, mentre un 18% farà affidamento su capitali di terzi.

"Al governo - continua il presidente - chiediamo di archiviare i codici Ateco in una logica di incentivi alle imprese che non siano solo la trascrizione di mere alchimie burocratiche. Chiediamo che vengano sostenute le piccole imprese dei servizi e i negozi di vicinato dirottando risorse importanti che, recentemente, hanno preso le strade improduttive del reddito di cittadinanza e delle aziende decotte. Infine va eliminata la disparità di trattamento fiscale con chi, come i grandi gruppi della web economy, opera in Italia ma in Italia non lascia, in termini fiscali, che le briciole".

L'ultima risposta al sondaggio riguardava il ruolo dell'associazione: quanto ritiene sia importante - veniva chiesto - il ruolo dell'associazione per favorire la ripresa? "E qui il risultato è stato più che lusinghiero - conclude il presidente di Servizi & Sviluppo - perchè il 76,4% ha definito il ruolo dell'Ascom "molto importante", contro un 10,1% che lo ritiene "poco importante" ed un 13,5% che lo reputa "indifferente". Se consideriamo che le risposte sono state date in un momento di grande difficoltà, significa che il ruolo dell'associazione non solo non è sfuggito ma è stato di enorme aiuto".

L'IDENTIKIT DEL GRUPPO E DEL COMPARTO

Il gruppo tematico Servizi & Sviluppo di Ascom Confcommercio Padova rappresenta complessivamente quasi 400 aziende nei settori ICT, consulenza aziendale, logistica e comunicazione. Presidente è Nicola Bertin con Mario Beltrame vice e Stefano De Troia, Roberto Donolato, Massimiliano Losego, Gianluca Pollesel e Nicole Spielmann consiglieri. Secondo gli ultimi dati ufficiali di InfoCamere – Camera di Commercio e relativi al terzo trimestre del 2020, le aziende dei servizi alle imprese hanno registrato, rispetto al medesimo periodo del 2019, un incremento dello 0,1% contro una flessione, a livello nazionale, del -3,0%(in numeri assoluti si tratta di 7.546 imprese in provincia di Padova su 371.621 imprese in Italia), confermando l’importanza strategica di questo comparto che si connota come funzionale alla crescita delle aziende locali di cui rappresenta il 20%. Si tratta però di una realtà parcellizzata, formata da micro e piccole imprese, che è necessario si riconoscano nelle associazioni di categoria per acquisire forza e peso. L’obiettivo del gruppo è quello di verificare quali siano i piani strategici ed infrastrutturali e lo sviluppo del territorio previsti nella programmazione delle amministrazioni locali, per poter efficacemente interagire al fine di valorizzare un settore strategico che, nell’anno che va a concludersi, ha dovuto confrontarsi con una pandemia che, se per alcuni ha rappresentato una forte contrazione del fatturato, per altri ha rappresentato un’occasione di miglioramento. Per cercare di cogliere i problemi ma anche le aspettative di un comparto così variegato, Servizi & Sviluppo ha proposto un questionario che è stato somministrato alle aziende del territorio per recuperare quanti più dati possibile utili ad analizzare e capire le esigenze degli operatori locali. Le risposte sono state 111.