Attualità di Redazione , 13/01/2021 12:44

+9% prodotti agricoli nei supermercati

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La pandemia traina i prodotti agroalimentari sugli scaffali dei supermercati padovani. +9%, secondo uno specifico report di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), rispetto al 2019. Con il canale dell’Horeca - che comprende alberghi, bar e ristoranti - fermo a tempo indeterminato in tutto il Veneto lo sbocco verso la grande distribuzione diventa un processo quasi naturale. E’ quanto sostiene Cia Padova, che promuove la presenza delle tipicità, Dop, garantite e genuine, nei market della provincia. Oltre ai “tradizionali” mercati contadini e alle vendite nelle aziende, che hanno registrato un +14% anche a motivo del covid: le famiglie hanno riscoperto il piacere di fare acquisti direttamente dagli agricoltori. Un’occasione, questa, per scambiare pure una parola in un momento difficile per tutti. “Il comparto non si è mai fermato, nemmeno durante il lockdown severo della scorsa primavera – commenta il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini – Le nostre imprese non sono delle fabbriche, dove basta premere un pulsante e la produzione si blocca immediatamente. Siamo chiamati a dare continuità al servizio essenziale che svolgiamo per il bene della collettività”.

Lo studio di Ismea, inoltre, evidenzia che il coronavirus ha stimolato un grosso balzo in avanti della digitalizzazione e della crescita dell’e-commerce, tanto nel padovano che a livello nazionale: “Ha pure incentivato una nuova mobilità, elettrica o pedonale, legata comunque alla sostenibilità, che in concomitanza a una popolazione sempre più anziana, quindi poco propensa ai lunghi spostamenti e con predilezione dei rapporti personali, ha favorito e favorirà lo sviluppo delle piccole superfici di prossimità”. Fra gli altri dati significativi, la spesa nei discount ha registrato un +9%, mentre quella nei negozi di prossimità un +18,4%.

Per quanto riguarda i singoli prodotti, uno dei segmenti più dinamici è quello delle uova, +16,1%. Le carni fresche si attestano ad +9,4%, i salumi ad un +8%. Ottimi pure i risultati per la frutta, +11%, gli ortaggi freschi, +10,2%, e il pesce, +16,6%. Boom per le farine, +41%, in particolare nei mesi di quarantena, da marzo a maggio. +8,4%, inoltre, per i prodotti lattiero-caseari.

“Queste performance indicano una delle vie da seguire per i nostri imprenditori – spiega lo stesso direttore – La tendenza mostra la centralità della grande distribuzione. Motivo per cui il futuro, che in realtà è già presente, deve mirare alla valorizzazione delle nostre eccellenze sulle scaffalature dei market, di piccole, medie e grandi dimensioni di superficie. Occorre, cioè, predisporre degli accordi con la grande distribuzione”. “Ma non con attività a spot – precisa – o con dei corner che non risultano nemmeno visibili ai clienti, come avvenuto in passato. Serve, invece, una campagna ad hoc di ampio respiro che dia lustro alle tipicità legate al nostro territorio. L’obiettivo a medio termine è far conoscere al grande pubblico quei prodotti, buoni e ipercontrollati, che rimandano a valori quali la tradizione e la genuinità”. Questo canale deve andare di pari passo con la vendita nei mercati agricoli e in azienda: “I consumatori hanno riscoperto tale possibilità, un altro modo per valorizzare le primizie, legate alla territorialità”.

“Vanno condivise delle buone prassi – conclude Antonini - elaborando proposte e idee finalizzate alla crescita degli attori del sistema. I punti focali sono l’attenzione alla sostenibilità, l'inclusione dei giovani, la qualità e la dignità del lavoro, lo sviluppo sociale e culturale delle comunità locali e, di pari passo, del lavoro agricolo”.