Attualità di Redazione , 27/01/2021 9:01

CNA: 700 bus turistici per trasporto scolastico

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Sono 350 in Veneto le imprese che si occupano di trasporto di persone su gomma, iscritte nell’Albo Regionale, per un totale di circa 3000 mezzi destinati a scuolabus, minibus e servizi turistici di vario tipo. Di queste circa il 30% sono affiliate CNA Veneto. Un altro comparto che a causa del Covid è praticamente fermo da un anno, con una perdita di fatturato calcolata tra l’80 e il 90%, in alcuni casi, completamente azzerato.

Una proposta rivolta alla Regione Veneto da parte di CNA Veneto con altre associazioni di categoria, in vista della riapertura delle scuole in presenza, ha messo a disposizione 700 mezzi ad integrazione del servizio di trasporto pubblico degli studenti, all’incirca 100 mezzi per ogni provincia del Veneto, un quantitativo che bene risponderebbe alle esigenze. "Noi ci mettiamo a disposizione per trovare soluzioni che possano aiutare i nostri comparti e la difficile situazione che stiamo vivendo – commenta il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon -. La sinergia tra pubblico e privato deve essere una modalità per affrontare la ripartenza".

"Nella situazione attuale – dichiara Massimo Fiorese, Portavoce Regionale Trasporto Persone NCC Bus CNA FITA Veneto – un po’ tutte le provincie del Veneto si sono attrezzate per ripartire mettendosi a disposizione per il trasporto integrato. Anzi: si era già partiti per i dieci giorni nei quali le scuole erano state riaperte prima delle ulteriori restrizioni per contenere il virus che hanno riportato alla Didattica a distanza per le scuole superiori. Adesso siamo in attesa di capire cosa accadrà dal 1 febbraio, data nella quale nuovamente le scuole del Veneto dovrebbero essere riaperte. I mezzi sono già stati destinati; l’azienda pubblica ha già provveduto ad assumere temporaneamente del personale di terra per gestire l’afflusso degli utenti sugli autobus. È una importante azione di ripartenza che potrebbe dare una boccata di ossigeno ad un comparto drammaticamente colpito dagli effetti della pandemia".

Non solo le scuole, ma anche qualsiasi forma di trasposto turistico legato a gite, a carico di passeggeri dalle navi da crociera, dalle navette di servizio agli aeroporti, dai trasporti sostitutivi o integrativi alle corse ferroviarie. Tutto fermo da quasi un anno con costi di gestione delle flotte dei mezzi che continuano tuttavia a gravare sulle aziende. Un problema che è accentuato da alcune emergenze: prima tra tutte quella legata ad una mancanza di programmazione certa e di lunga gittata. "La mancanza di programmazione è costosa – prosegue Fiorese –. Si appronta tutto e poi si riparte, ma per una manciata di giorni. Ogni giorno attendiamo input che poi vengono modificati o disattesi, quali ad esempio le normative sulla percentuale dei posti disponibili sui mezzi che variano non tanto per le dimensioni degli autobus – spesso uguali per dimensioni sia per il trasposto pubblico che per quello turistico – quanto per le normative riportate nelle carte di circolazione, diverse a seconda della destinazione d’uso dei mezzi".

"Se il panorama è desolante, lo è ancor di più la previsione: purtroppo questa attività è legata solo ad alcune stagioni dell’anno – spiega ancora Fiorese – quali la primavera, l’estate e in parte l’autunno. Per le prossime stagioni non sembra ancora possibile fare programmi, dato che il Covid non pare lasciare la presa. Temiamo che si potrà parlare di una ripartenza non prima della Primavera 2022. Ecco che questa iniziativa che coinvolge pubblico e privato potrebbe ben rappresentare per il nostro settore una ripresa di fatturato del 25-30%, sul quale molte aziende del comparto fanno affidamento".

"Noi ci siamo - conclude -. Confidiamo in una programmazione certa e a lunga gittata da parte delle istituzioni. Preoccupa molto la pluralità di opinioni e di interventi che spesso introducono e poi modificano o stravolgono ogni azione, senza una programmazione precisa: è uno dei drammi più grandi, perché ogni azienda prima di tutto ha bisogno di stabilità politica, di normative chiare, di indirizzi precisi. Purtroppo pare che le istituzioni non intuiscano che questo è il vero problema".