Cronaca di Redazione , 28/01/2021 7:34

Diritti figli coppie gay caso padovano al vaglio

Cronaca

Quale tutela spetta al bimbo nato in Italia da due donne, a seguito di fecondazione eterologa, in caso di crisi della coppia? Il bambino nato all'estero mediante maternita' surrogata puo' essere riconosciuto in Italia come figlio di due uomini uniti civilmente?

Sono i due interrogativi che la Corte costituzionale potrebbe scioglierea breve. Le questioni sono state affrontate ieri mattina in udienza pubblica. E sono state sollevate dal tribunale di Padova e dalla Corte di Cassazione.

Al centro del primo caso ci sono due gemelle nate nell'ambito di un progetto di proceazione assistita di due donne, la cui storia è finita però in pezzi. Sul certificato di nascita c'è il solo nome della mamma biologica, che si oppone all'adozione prevista in casi particolari da parte dell'ex partner. Così la madre intenzionale è stata esclusa da qualunque rapporto con le gemelle. La donna si è rivolta al tribunale di Padova perchè le venga riconosciuto il ruolo di genitore per aver prestato il suo consenso alla fecondazione. E i giudici hanno portato il problema davanti alla Corte ritenendo che l'impossibilità di dare alle figlie anche il cognome della mamma intenzionale, che deriverebbe dagli articoli 8 e 9 della legge 40 sulla procreazione assistita e dall'articolo 250 del codice civile, si tradurrebbe in un vuoto di tutela per le bimbe.

"La legge crea una discriminazione a danno di bambini che sono in situazioni identiche,li discrimina in base all'orientamento sessuale dei gentori" ha detto nell'udienza pubblica uno degli avvocati della donna, Sara Valaguzza, che ha fatto notare alcuni paradossi della situazione attuale. "Un bambino nato all'estero con tecniche di procreazione assistita ottiene con la trascrizione in Italia dell'atto di nascita il riconscimento come figlio di due madri, lo stesso bambino che nasce in Italia non ha diritto alla bigenitorialità".

Un'altra "ingiusta disparità", fatta notare dal tribunale di Padova, si crea tra i nati da coppie gay a seconda che possano o no essere adottati (per l'adozione in casi particolari occorre il consenso del genitore biologico).



Al centro della questione sollevata dalla Corte di Cassazione c'è invece un bambino figlio di due papà, una coppia omosessuale, unita da matrimonio in Canada e che ha fatto ricorso all'estero alla maternità surrogata. Una sentenza di quel Paese li ha riconosciuti entrambi genitori, ma in Italia si sono visti opporre un rifiuto alla trascrizione di quella decisione. Dopo alterne vicende, il caso è finito davanti alla Corte di Cassazione.

Preso atto che le Sezioni Unite civili nel 2019 hanno stabilito che il riconoscimento di un provedimento straniero in Italia trova ostacolo nel divieto di maternità surrogata contenuto nella legge 40, che costituisce principio di ordine pubblico, la Prima sezione della Suprema Corte ha chiesto alla Consulta di pronunciarsi sulla legittimità di questa e di altre analoghe norme. Avanzando dubbi sulla compatibilità non solo con i principi costituzionali ma anche con la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo.

In tutte due le cause l'Avvocatura dello Stato per conto della presidenza del Consiglio dei ministri ha chiesto che la Consulta dichiari inammissibili le questioni sollevate, perchè si tratta di una materia rimessa alla discrezionalità del legislatore.